venerdì 26 ottobre 2012

Pechino nel cuore: perchè?

Prendo spunto dal commento e dalle domande fatte da un lettore per approfondire l'esperienza Pechino.
Se sia il thè o meno a rendere i cinesi un popolo con un sistema immunitario da paura non lo so, io purtroppo non posso berlo, l'ho comprato per portarlo in Italia e offrirlo ad eventuali ospiti, ma per motivi medici non posso sperimentarne i benefici.
Sicuramente serve un'ottima immunizzazione per stare lì a lungo, in quanto l'igiene per loro è un concetto un pò diverso rispetto al nostro.
Un esempio sono il fatto che ai bambini piccoli non viene messo il pannolino, ma tutti i pantaloni sono dotati di apertura a livello del cavallo per permettere ai bimbi di espletare le proprie esigenze fisiologiche semplicemente accovacciandosi, negli spazi aperti, mentre poi mamma/papà raccoglieranno il "prodotto" prima di andar via.
Questo fa si che l'odore di escrementi sia persistente in giro per la città, anzi in alcune zone è a dir poco nauseante.
Non amano mettere la mano davanti alla bocca quando tossiscono e starnutire "en plein air" è lo sport nazionale, i bagni pubblici sono quasi tutti alla turca e molti sprovvisti di lavandino per lavarsi adeguatamente le mani dopo.
Quindi non è dato sapere se sia il thè o la sopravvivenza della specie a decretare la prode forza dei loro anticorpi.
Per ciò che concerne il cibo diciamo che in linea di massima quello che si trova nei nostri ristoranti si trova anche lì, solo che sono tutti piatti freschi e non surgelati all'origine, essendo quindi fatti al momento il gusto ci guadagna notevolmente.
Ho visto persone uscire dal ristorante cinese in Italia con i conati e lì mangiare per due.
Poi ci sono anche i prodotti tipici che qui non troveremo mai, come i pipistrelli alla griglia o gli scarafaggi fritti, oppure gli stessi animali/insetti vengono usati per preparare delle zuppe.
Per loro il cibo è condivisione, quindi tutto quello che i commensali ordinano finisce al centro del tavolo, sempre rotondo, e tutti possono servirsi la loro razione, anche se non conoscete le persone che sono al tavolo con voi.
Chiedo venia, ma non me la sono sentita di mettere così duramente alla prova le mie papille gustative, per quanto sia una di  quelle persone che quando è all'estero predilige adeguarsi alle abitudini indigene in termini culinari e non solo.
Per il resto sono un popolo, che corre sempre, sono in tantissimi, le file per prendere la metro sono lunghissime ed hanno un'intelligenza molto attiva, infatti basta scambiare due parole con i propri connazionali per tradurre un discorso e loro hanno già imparato la stessa frase in inglese ed italiano.
Hanno il commercio nel sangue, è incredibile vederli contrattare tra loro, per qualsiasi cosa, dal taxi allo shopping, alla cena bisogna sempre controllare i listini ed il conto, oltre al resto in moneta mille volte, anche dopo aver contrattato il prezzo per quasi un'ora; sembra che per loro il tempo sia irrilevante, ne hanno a volontà quando si tratta di trattive commerciali, poi in giro corrono come matti.
Hanno un forte senso della patria, per l'anniversario della repubblica, loro festeggiano per un'intera settimana e arrivano da tutta la nazione a Pechino per rendere omaggio e visitare il mausoleo di Mao, oltre a girare per la città agitando sempre la bandierina rossa.
Sono molto litigiosi, urlano tra loro per inezie, la guida è molto "free" (il nostro tassista si è fatto 10km di strada a scorrimento veloce a 3 corsie contromano perchè stanco di stare in coda), mentre le nuove generazioni sono molto attente ai trend, quindi tutti talmente griffati ed "à la page" da sembrare usciti da una pagina di Vogue.
Non amo di loro il fatto che facciano i tonti quando non gli conviene, un pò come recita il proverbio "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire", quando qualcosa non garba fanno finta di niente, smettono di parlarti in inglese ed asseriscono di non capire.
Esempio eclatante: io ho sempre prelevato dal bancomat o cambiato gli euro che avevo al desk del cambio in hotel, mi sono ritrovata in un ristorante e mi hanno rifiutato una banconota perchè falsa.
A quel punto tornata in hotel ho controllato ma avevo perso la mia copia della ricevuta di cambio con i numeri di serie delle banconote che mi avevano dato, gliela ho chiesta tutti i giorni, sempre a persone diverse, finchè non sono ripartita, da che erano tutti disponibili e parlavano un inglese perfetto in un attimo si sono trasformati in esseri muti e privi di qualsiasi nozione linguistica diversa dal mandarino.
Alla fine stiamo parlando di dieci euro, che in confronto al costo complessivo del viaggio sono un'inezia, ma è una questione di principio più che economica.
Comunque sono tornata a casa con il mio centone falso: souvenir!
Sicuramente gran lavoratori, grandi fumatori, sono su un altro pianeta rispetto a noi, ed è uno di quei posti dove non ti senti a casa, ma turista per sempre, sei diverso e lo sarai sempre, ma questa credo sia proprio la sua bellezza, il suo essere unica, il suo essere Made in China.
Quindi per tutte queste diversità, sia come popolo che a livello linguistico, è uno di quei posti dove non consiglierei di andare nella versione "turista fai da te", a meno di essere esperti viaggiatori.
Sono tornata da tre settimane e già ci tornerei, forse oltre al mal d'Africa c'è anche il mal di Cina? Mah!
 

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