Siccome i giorni festivi erano due, dopo Gradara e l'amore, passiamo in una prigione storica visitabile: la fortezza San Leo.
Celle, sbarre in ferro, spazi angusti e la luce che è solo un miraggio.
Le stanze dove alloggiavano le guardie, predisposte per mangiare, dormire e oziare erano in realtà un ambiente unico dove il letto è un mega tavolo leggermente inclinato delimitato da un bordo rialzato, la zona cucina una base rettangolare con due panche lungo i lati lunghi ed un catino a fungere da lavello.
Armi, armature, divise in maglie di ferro sono esposti per gli appassionati del genere.
Non saprei dire se sia più sconvolgente o assurda la stanza delle torture, dove c'è una minuziosa spiegazione sull'utilizzo di ogni attrezzo, a volte con annessa illustrazione.
Rivivere nella propria testa, mentre si legge, l'efferatezza di tali azioni ha un effetto che lascia basiti, disgustati e con un'impellente bisogno di aria.
Questa è stata la mia sensazione ed è probabilmente la cosa che ricordo meglio di questa visita storico-artistico-culturale.
La mostra delle armi è davvero interessante, si ripercorrono le tappe che hanno portato agli strumenti di guerra contemporanei.
Il consiglio: buone gambe, copritevi bene vista l'altura e soprattutto armatevi del classico pelo sullo stomaco, dopo potrete farvi coinvolgere da questa secolare prigione.
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